Pietro Serafini |
Per i soggetti
più profani, richiesti in prevalenza in zone montane, si sbizzarrisce in
diversi modelli di aquile, i busti di vecchio con la pipa, riproduzioni di cani
bassotto per andare ancora alle classiche targhe e mattonelle da appendere con
scritti i motti e le frasi celebri.
“Nel mio laboratorio svolgo
personalmente tutte le fasi interamente a mano - spiega l’abile artigiano - la costruzione del modello che costituisce
la matrice, seguita all’interno dalla contro matrice (strato gommoso che darà
la forma del materiale liquido che si dovrà solidificare) e per finire la
sfoglia e la messa in pressa”.
Il materiale in
prevalenza è poliuretano espanso (lo stesso materiale sintetico dei paraurti
delle auto) che, lavorato in pressione e scaldato, diventa durissimo, con
cariche di carbonato di calcio. Il poliuretano, che arriva liquido in fusti, va
composto e miscelato per le particelle di legno e varie segature che deve
contenere. Se gli oggetti devono poi avere l’effetto ‘legno naturale’ si passerà
uno strato di mordente oppure possono essere colorati dipingendoli con pitture
e i colori ecologici a base acquea, anche se Pietro svela di usare,
all’occorrenza, anche petali di fiori.
Il laboratorio di Serafini |
Gli articoli, infine, vengono
completati di gancetti ottonati fossati con i chiodini. Il materiale dei
souvenir, comunque, può variare a seconda delle richieste: gesso, porcella,a,
integral plastico, espanso, legno ma è pur vero che il poliuretano è, di gran
lunga, il miglior materiale anche se costa molto più degli altri ed è anche per
questo che Pietro afferma di essere l’unico in Italia ad usarlo: “La differenza si vede - dice - è infrangibile, si può sbocciare,
tagliare, incollare al contrario degli altri che si rompono con niente o
patiscono l’umidità”.
Nel
laboratorio, oltre a diversi macchinari, ognuno per un uso ben specifico e
tutti costruiti sempre da Pietro, prendono posto circa 300 articoli della vasta
gamma, ben sistemati e catalogati: “Io
produco i soggetti proponendoli al cliente. Se lavorassi su richiesta, infatti,
rischierei di andare in plagio (illegale) nei confronti di altre aziende”.
L’esperienza di
Pietro Serafini probabilmente si
disperderà: “Venti anni fa avevo dei
progetti: possedere una casa con sotto i magazzini dove poter lavorare, una
famiglia e dei figli. Allora si, avrei tramandato il mio sapere. Invece la mia
vita per me ha scelto un’latra strada e così se guardo il mio futuro, non ho
più tante illusioni”.
Nonostante quel briciolo di
amarezza, Pietro tira a campare: il suo piccolo guadagno lo fa vivere
degnamente e qualche amico per due chiacchiere lo ha: “…e questo mi basta”.