Da premettere che in Italia, dopo 2 mesi di, chiusura
forzata, siamo entrati nella fase 2 ossia la riapertura delle attività
commerciali, compresi ristoranti e bar, ovviamente ad ingresso contingentato e
con tutti i dispositivi necessari per contrastare il Covid.
Ebbene, questo signore è tornato a fare colazione nel suo bar abituale che finalmente ha rialzato la saracinesca e, dopo aver ordinato e consumato il suo caffè, ha pagato volontariamente con 50 euro ma ha rifiutato il resto che la cassiera, la signora Stefania, gli stava consegnando. Le parole dell’uomo? “Tieni pure. Siete rimasti chiusi 50 giorni. È il minimo che io possa fare. Sono una persona fortunata. Ho uno stipendio da dipendente pubblico che è pagato dalle tasse che anche tu versi, a domani".
Se si fanno,
come si dice, i conti della serva, potremmo parlare di caffè ‘non bevuti’ di
marzo e aprile.
Fatti analoghi,
in verità, stanno spuntando come i funghi, ad esempio è successo a Perugia,
ad Ascoli Piceno e a Trieste ma anche a Caserta dove, nel
bar del signor Gianni Genovese, due amici Gennaro Fabiano e Vincenzo
Mazzarella hanno pagato 100 euro per due caffè senza ovviamente
volere indietro il resto o come a Cagliari, in Sardegna, dove una
signora, da 5 anni cliente affezionata, dopo aver sorseggiato il suo caffè ha
lasciato una busta con dei soldi in contanti e un bigliettino che
diceva “Questo è il mio piccolo sostegno, come se nei mesi di marzo e aprile
mi fossi presa un caffè al giorno". Anche qui ovviamente sorprese e
commosse le titolari per questo gesto di generosità e solidarietà.