Silva Bos e Simona Moroni |
SANREMO (IM). Due tele,
volutamente senza titolo, così che ogni osservatore possa spaziare nel suo
intimo, scevro da ogni precondizionamento dell’artista. Questo è l’intento di Simona Moroni che partecipa alla
Rassegna Internazionale di Cultura SanremoArtGallery
consegnando al fruitore con le sue opere tutto il suo turbamento e le sue
domande ancora senza risposte.
Nata a Crema, è
voluta essere presente a questa maratona artistica - in svolgimento fino al 25 giugno
nella Sala Incontro del Teatro Ariston - invitata dal cav. Casimiro Dell’Arco Talarico, presidente del Centro Culturale SanremoArte2000 organizzatore della
manifestazione, proprio perché un’occasione per farsi conoscere, incontrare
altra gente con cui interagire, in uno scambio di idee, opinioni e consigli.
Vulcanica,
insospettiva ed empatica allo stesso tempo, per Simona le due tele oggi in
esposizione, volendo, diventano un tutt’uno: quasi un percorso emotivo che poi
si trasmutato sulla tela. Un momento di puro istinto, di voglia di gettare il
colore sulla tela, a volte con pennellate nervose, a volte con le dita…persino con
i gomiti, quasi temporaneamente estraniata da tutto il resto, rapita. Solo lei
e la tela. “Voglia di Rosso voglia di
blu. - spiega con trasporto Simona alla
giornalista Silva Bos che l’ha
intervistata durante l’evento - Voglia di
esaltare un occhio che avevo strappato da un manifesto per strada perché mi
aveva incuriosito: un occhio triste! Voglia di gettare colore ma poi, nel quadro
successivo, di controllarlo. Nella seconda opera un viso di uomo che
appoggia la sua mano sulla fronte: pensieroso, triste, in cerca di qualcosa che
non riesce a trovare. “Probabilmente sono
io, come dimostra anche il resto della tela che rimane vuoto e nero. Forse non
so ancora cosa voglio fare da grande, forse sto cercando la mia strada. Forse
voglio dirvi che ho ancora da dire”.
Il ‘far arte’, per
Simona Moroni è una scoperta che
risale a quando era piccolissima, i suoi lavori risalgono a 6 anni di età e ha
sempre lavorato sulla tela. “Questo mi ha
portata a fare la stilista di moda e quindi a tagliare, cucire, incollare.
Si perché è così che è
cominciata. La sua prima composizione è stato un attaccare, nel vero senso
della parola, le sue scarpine da ginnastica di tela (una scarpina tagliata con
le piccole forbicine e poi incollata all’altra) nella curiosità di vedere, se
una volta rovesciate, fossero cadute a terra. Da li è stata un’illuminazione
senza fine. Ha voluto imparare l’acquerello e poi qualcosa di sempre più
materico, che potesse toccare con mano, che lo sentisse a rilievo anche
chiudendo gli occhi. E perciò, poi, la carta, i sassolini, la sabbia, le
conchiglie. Oggi è carta, manifesto.
“Un
continuo sperimentare, a discapito di tutti quelli che mi dicono che a questa
età dovrei ormai avere un mio stile, un marchio di fabbrica”. Invece, no! “Voglio continuare a essere bambina, a
incollare, staccare…e vedere cosa la tela mi regala!”