Giuseppe De Franco, Silva Bos, Franco Grisolia, Lucia Regina |
Sanremo (IM). Emozionante “amarcord” quello di FRANCO GRISOLIA (classe 1958,
figlio di Gino de Sartori) e mio marito GIUSEPPE DE FRANCO, per tutti Pino
(classe 1956 e figlio di Rocco di Misciulera), i due mormannoli che
domenica 23 novembre 2008 si sono rincontrati dopo quasi 40 anni, in una
storia che tanto sa di quelle carrambate viste in tv.
Grazie alle molte annose ricerche
telefoniche dello zelante Franco, da tempo ormai residente a
Chiavari-Ge (ma che spesso trova il tempo per una scappata al paese) con
la moglie mormannola Lucia Regina, i due compagni di gioventù sono riusciti ad abbracciarsi a Sanremo-Im. Proprio a
Sanremo dove mi ha conosciuta e felicemente sposata, infatti, Pino risiede
da ben 32 anni dopo essersi dovuto purtroppo allontanare da Mormanno dal 1970 (a parte un breve weekend nel 2006).
Impacciati ed incuriositi di
vedere come il tempo li avesse cambiati, Franco accompagnato da sua moglie
è arrivato all'appuntamento che anche Pino ed io, trepidanti, aspettavamo
sul ciglio del marciapiede nella piazza principale.
Un primo sguardo da lontano. Poi un grande, enorme sorriso e l’abbraccio sincero
dei due conterranei mentre tra me e Lucia è stata da subito complicità.
Franco Grisolia - 2 Elementare - 1965 |
E’ bastato un attimo e davanti ad un buon caffè, è partito un susseguirsi in
crescendo di nostalgiche reminiscenze: quei colori, quei profumi, fino a sera
tardi a giocare a moscacieca in villa, quelle discese a rotta di
collo con le carriole con i cuscinetti a sfera e con le ginocchia spesso
sbucciate. E i pomeriggi passati davanti a quei grandi camini cercando svogliatamente di studiare, i
tornei con la mazza e lu spizzingolo e, dopo le quotidiane marachelle, le immancabili fughe in
quei vicoli che li hanno visti crescere.
Stralci di vissuto che
spesso il mio Pino mi racconta ma che solo con chi con lui li ha condivisi
sembravano, come è giusto che sia, regalargli quel genuino fremito al
cuore.
Giuseppe De Franco |
E poi mille e più le domande su tizio e caio, su questo compaesano o quell’altro
familiare, sorridendo nostalgicamente di un mondo che non c’è più;
commentando gli oggi pochi e brizzolati capelli e, con orgoglio, le belle famiglie
che ci si è saputi costruire.
Quanta commozione ho colto nei
loro sguardi che la vita da emigranti ha diviso ma che l’amicizia e
l’attaccamento per le proprie radici ha saputo ricongiungere casualmente
nella Riviera ligure, in questo dolce flashback nella promessa, anzi, la
certezza di tante altre belle occasioni, magari compresa una bella
vacanza a mo’ di rimpatriata di gruppo.
Perché in fondo basta
semplicemente andare dove là ti porta il cuore.