Gianni Lorenzi |
SANREMO (IM). Tastare le proprie
capacità, le proprie paure. E’ una pulsione a volte sconosciuta alla
razionalità quella che Gianni Lorenzi,
cinquantunenne sanremese, vive attraverso le conquiste di imponenti cime
montuose e sfide al limite.
Il prossimo 3 giugno una nuova avventura lo vedrà
impegnato in una maratona da Limone Piemonte a Montecarlo: una 100 km di corsa
no stop (20 ore). Con lui l’amico sanremese Marco Paietta. Ad ottobre invece
sarà a 6.500 mt sul Pak Ermo (la spalla dell’Everest), una delle 5 vette più
alte del mondo (le 5 sorelle).
L’alpinismo, Lorenzi, lo ha conosciuto da ragazzo: “Ho iniziato con mio padre alla scoperta
delle Alpi Marittime (nel cuneese). Il primo traguardo sollecita poi a provarci
ancora, godendo ogni volta di nuove meraviglie”. L’equipaggiamento non
richiede grossi esborsi: per quote intorno ai 7.000 mt di altitudine a –30°,
con circa 5 mila euro il corredo è sufficiente. E con 1.500 euro si organizza una
buona spedizione.
La sua ultima esperienza,
iniziata il 13 ottobre scorso, lo ha visto protagonista in Nepal della scalata
del Mera Peak (6.476 m) a tu per tu con l’Himalaja. La preparazione tecnica
continua, si è per lui intensificata negli ultimi tre mesi. Poi la partenza: “La spedizione era composta da quaranta
persone. - ricorda oggi l’alpinista - Con
noi anche Roberto Repetto, medico di Tortona. Le sensazioni rimangono scritte
sempre nella mia mente: la stanchezza e le condizioni che permettono solo
veglia, a volte nemmeno. I tempi di reazione diminuiscono, tutto rallenta,
anche la respirazione somiglia ad un rantolo. Per mangiare 5 cuochi nepalesi ma
cucinare è un’impresa: si da preferenza a lenticchie (proteiche), cipolle
(diuretiche), fagiolini, biscotti e te. E poi bisogna fare i conti con la
consapevolezza di essere soli. I pochi elicotteri militari infatti non sempre
riescono a prestare soccorso ad altezze proibitive. Per le comunicazioni solo
due telefoni satellitari destinati a scaricarsi. Le statistiche calcolano che
solo un alpinista su otto, toccata la cima, riesce a tornare giù. L’emotività,
li, non può vincere. Li non si può sbagliare. Inoltre, capita spesso
l’aggressione dei mauisti, nepalesi armati che, in nome di rivoluzioni politiche
locali, taglieggiano le spedizioni finanziando i loro armamenti. Ma quello che
mi ha segnato è la situazione disumana dei portatori. Non contano nulla ma
lavorano come muli, comandati dagli sherpa locali. In queste particolari
vicende, nella totale solitudine, nel gruppo non c’è posto per l’amicizia. Si
pensa solo a se e non te ne avanza più. Sarà forse l’istinto di sopravvivenza”.
L’entusiasmo,
il sacrificio, poi lo sgomento che segue la rassegnazione, poi di nuovo la
determinazione ed il vigore. In fondo è la filosofia della vita. Ecco perché,
come la vita, la conquista di ogni cima cambia qualcosa dentro.
Gianni Lorenzi è per il resto una
persona tranquilla. Tassista, marito e papà, ammette che la paura più grande
non è il rischio ma la consapevolezza che un giorno dovrà dire basta. “Per
alimentare questa passione - conclude Lorenzi - bisogna saper togliere dai ricordi l’uomo con le sue pochezze e
lasciare spazio all’immensità della montagna”.