Sanremo. Come membro del direttivo nazionale FAVO, la sanremese Tiziana
Guatta tiene a far presente che, in occasione del referendum costituzionale
del 4 dicembre prossimo, FAVO –Federazione Italiana Associazioni Volontariato
Oncologia, pur non esprimendosi a favore di nessuna delle due parti ha stilato il
documento sotto descritto per chiarire le esigenze
dei malati di cancro e delle loro famiglie.
Riforma costituzionale e sanità:
note a margine del dibattito sul
referendum del 4 dicembre
In queste settimane che precedono
il voto per il referendum costituzionale del 4 dicembre, il dibattito ha
toccato anche la materia sanitaria. I sostenitori della riforma hanno indicato
come diretta conseguenza dell’approvazione delle modifiche alla Costituzione un
sensibile miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale dovuto al superamento
delle disparità regionali nell’erogazione dei LEA.
In particolare, quale effetto
diretto della riforma, è stato annunciato che i malati di cancro avranno le
stesse possibilità di accesso su tutto il territorio nazionale alle cure e ai
farmaci oncologici innovativi. Le chance di guarigione, dunque, ad
avviso dei favorevoli alla revisione della Costituzione, non saranno più
dipendenti dalle singole scelte regionali.
F.A.V.O., che da sette anni
documenta rigorosamente nel Rapporto sulla condizione assistenziale dei
malati oncologici le numerose e crescenti disparità nell’accesso ai servizi
di diagnosi, di cura e di riabilitazione, ritiene di dover intervenire nel
dibattito per fare la dovuta chiarezza.
Le notizie di fatti certi e le
previsioni per il futuro, infatti, si sono confuse e riunite in un unico
messaggio che rischia di essere fuorviante.
Lo stanziamento di cinquecento
milioni di euro destinati all’acquisto di medicinali oncologici innovativi,
previsto dal Governo nella legge di bilancio per il 2017 tra le misure a
sostegno del Servizio Sanitario Nazionale, è sicuramente una scelta che merita
il plauso di tutte le associazioni dei malati.
La pronta disponibilità delle cure
e l’accesso effettivo dei pazienti ai nuovi farmaci in modo uniforme su tutto
il territorio nazionale non dipende, tuttavia, soltanto dalle decisioni di
spesa assunte dallo Stato, e non dipenderà direttamente dall’esito del
referendum: l’inserimento di nuovi farmaci nei prontuari richiede, infatti,
necessariamente un’attività amministrativa decentrata e preliminare a livello
regionale e aziendale. Tale attività si somma a quella già espletata a livello
centrale dall’AIFA. Sul complesso e ridondante procedimento amministrativo che
rende accessibili le cure, ma che al contempo è causa di disparità anche
infraregionali, la riforma costituzionale non avrà effetti migliorativi diretti
e immediati.
F.A.V.O. con la sua attività di lobbying
ed advocacy, nata e sviluppatasi fuori dalle aule parlamentari, ha
sollecitato con forza un’azione di coordinamento a livello centrale più forte e
mirata di quella attuata a partire dalla riforma del Titolo V del 2001, al fine
di sanare definitivamente le disparità territoriali nell’accesso alle cure,
anche con l’attivazione, se necessari, dei poteri sostitutivi dello Stato nei
confronti delle Regioni. Tale richiesta è peraltro condivisa dalle Commissioni
parlamentari Bilancio, Tesoro e Programmazione e Affari sociali che, nel 2014,
all’esito dell’indagine conoscitiva condotta congiuntamente sulla sostenibilità
del Servizio Sanitario Nazionale, hanno indicato, tra le misure da adottare, il
recupero del ruolo dello Stato nell’indirizzo e verifica dei Sistemi sanitari
regionali.
F.A.V.O. è stata promotrice e
prima firmataria di un appello destinato ai parlamentari affinché la nuova
formulazione dell’art. 117 co. 2, lett. m) Cost. fissasse ancor più chiaramente
la competenza esclusiva dello Stato per la determinazione dei livelli
essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili, sociali ma anche
sanitari.
L’emendamento, richiesto da
F.A.V.O. e promosso dall’On. Pierpaolo Vargiu, Presidente della Commissione
Affari Sociali della Camera, è stato tuttavia respinto e si è persa, così,
l’occasione della riformulazione dell’art. 117 Cost. per ribadire, in modo inequivocabile,
il ruolo dello Stato quale garante del diritto alla tutela della salute.
Tuttavia va ricordato che, nel vigore dell’art. 117 Cost. così come riformulato
nel 2001, era pacifico che i LEA fossero comprensivi dell’assistenza sanitaria.
La nuova Costituzione potrebbe non
avere, dunque, sul Servizio Sanitario Nazionale gli impatti diretti e immediati
sperati.
La strada che F.A.V.O. indica
chiaramente per sanare le intollerabili disparità territoriali, si ribadisce, è
il recupero da parte delle autorità centrali di un ruolo preponderante nel
governo della sanità, anche con il ricorso all’utilizzo dei poteri sostitutivi
non soltanto nel caso di dissesto finanziario, ipotesi già oggi prevista dal
legislatore ordinario che ha fissato le regole per l’attivazione dei cosiddetti
piani di rientro.
La nuova formulazione dell’art. 120
Cost., che reca la disciplina costituzionale dei poteri sostitutivi in modo
pressoché identico alla precedente, non depone nel senso di un più incisivo
ricorso alla supplenza dello Stato nei confronti delle Regioni per assicurare
il pieno godimento del diritto alla salute nei suoi contenuti essenziali
costituiti dai LEA.
Sarebbe opportuno, in tal senso, un
intervento del legislatore ordinario attuativo e chiarificatore delle norme
costituzionali anche nel caso in cui la riforma non dovesse essere approvata.
F.A.V.O. ha comunque riportato
un’importante vittoria con l’approvazione da parte della Camera durante i
lavori parlamentari per la riforma costituzionale dell’Ordine del Giorno
presentato dall’On. Vargiu con cui il Governo è stato impegnato “ad assumere
le opportune iniziative per la piena tutela del diritto alla salute in tutte le
regioni italiane, garantendo l’intervento perequativo delle opportunità e
quello di verifica e controllo da parte dello Stato”.
In ogni caso, indipendentemente
dall’esito del referendum del 4 dicembre, F.A.V.O. proseguirà la sua azione per
una sanità “una e indivisibile”, a partire dal monitoraggio costante dell’attuazione
dei LEA per i malati di cancro, nella speranza di documentare finalmente
un’inversione di tendenza verso l’uguaglianza dei diritti