Francesca Boccafurri |
SANREMO (IM). Il settecentesco
nobile Palazzo Roverizio che si erge
in via Escoffier tornerà presto agli antichi
splendori.
Una notizia, di grande interesse artistico per la città, che è stata ufficialmente riferita nella conferenza “Palazzo Roverizio e la cultura figurativa sanremese tra modelli aulici e questioni di metodo” tenuta giovedì scorso presso il Museo Civico Borea D’Olmo alla presenza di esperti e personaggi di rilievo tra cui la dottoressa Sara Chierici dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri Sezione di Sanremo.
Una notizia, di grande interesse artistico per la città, che è stata ufficialmente riferita nella conferenza “Palazzo Roverizio e la cultura figurativa sanremese tra modelli aulici e questioni di metodo” tenuta giovedì scorso presso il Museo Civico Borea D’Olmo alla presenza di esperti e personaggi di rilievo tra cui la dottoressa Sara Chierici dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri Sezione di Sanremo.
Gli
interventi previsti sull’immobile, si spera già nel 2009, si articoleranno
sinteticamente in opere di restauro conservativo degli apparati decorativi
dello scalone di ingresso, della loggia e del salone nobile, di adeguamento
funzionale dell’organismo architettonico anche attraverso l’allestimento del
salone nobile in sala conferenze. Un egregio lavoro dei tecnici di cui
l’ingegnere responsabile Giuseppe
Terracciano spiega soddisfatto di attendere ormai solo di ricevere i fondi
necessari. Il piano, infatti, è stato inserito in un progetto di 9 milioni di
euro finanziato dalla Regione.
Paola Giliberti |
In questo
impegno, chiamato Progetto Integrato
Dalla Pigna al mare” sono anche inseriti interventi da tempo già elaborati
come il recupero di altri edifici pubblici della Pigna, e più in generale del
centro storico, come le Rivolte San
Sebastiano in una sorta di “rambla” spagnola, colleghi la città vecchia al
fronte-mare, in particolar modo alla
zona del porto e di Santa Tecla.
Il prezioso
studio è stato commissionato dal comune di Sanremo, Settore L.L.P.P.2 (ingegner
Terracciano) ed affidato all’architetto Mirella
Scianda di Ospedaletti, coadiuvata dall’architetto Francesca Buccafurri e dalla restauratrice Paola Giliberti ed è stato approvato dalle Soprintendenze
competenti (Beni artistici dottoressa De
Cupis e Beni architettonici architetto
Leone). “Lo studio del manufatto
- spiega la dottoressa Buccafurri
per conto del gruppo di lavoro - ha
evidenziato la ricchezza e la complessità dell’edificio insieme alla necessità
di informare le opere di restauro, adeguare la funzionalità e allestire in base
ai criteri della reversibilità e della trasformazione sostenibile, in modo da
garantire e prolungare nel tempo la pluralità dei suoi significati. Il palazzo,
nonostante i vari
interventi subiti nel tempo, ha conservato un apparato
decorativo molto ricco, - continua ancora - caratterizzato dalla successione di pellicole pittoriche e stucchi
forse appartenenti a fasi storicizzate diverse ma comunque ravvicinate nel tempo.
Tutte egualmente significative dal punto di vista della vita dell’organismo
architettonico che, nonostante le diverse destinazioni d’uso, non ha subito
trasformazioni genetiche”.
Giuseppe Terracciano |
Una azione
scrupolosa, dunque, da cui si comprende come la metodologia di intervento
proposta abbia come obiettivo generale quello di salvaguardare l’interezza
dell’organismo architettonico senza per questo rinunciare ad un suo adeguamento
alle necessità dei fruitori. Ma c’è di più. La lettura di questa grande
flessibilità di evoluzione di simili edifici riesce ad indicare la via per
interventi sempre più corretti “poiché
gli edifici ereditati dal passato - conclude l’architetto - rappresentano un vero e proprio manuale
operativo da cui attingere le linee guida per un intervento responsabile e
consapevole. Se è vero, infatti, che in seguito all’avvento delle moderne
tecniche costruttive gli edifici di antico regime sono destinati
all’estinzione, è nostro dovere fare in modo che le nostre azioni non scatenino
mutazioni incontrollate ma si svolgano in continuità con quello che potremmo
definire il codice genetico dell’organismo edilizio”.
Palazzo Roverizio, entrata |
Palazzo Roverizio, ricordiamo, venne
edificato dalla nobile famiglia dei Conti Roverizio di Roccasterone, originaria
di Ceriana e feudataria nell’entroterra di Nizza, nel 1720 sui propri
possedimenti estesi lungo l’allora via principale, via Palazzo. L’impianto si
costituì di 5 appartamenti ossia 5 piani comprese le mezzadre nobili, con la
prima facciata principale appunto su via Palazzo, di cui è ancora ben visibile
il portale, e con una cofacciata principale aperta su retro nel 1842 che
affacciava sull’ampio giardino che si allungava fino al mare, sull’attuale via
Escoffier.
La proprietà
nel tempo ha subito trasformazioni e frammentazioni e diversi sono
gli elementi che hanno concorso al suo degrado tra cui l’inserimento di graffe
di ferro poi tolte, lesioni causate da movimenti e cedimenti in fondazione a
cui si sommano anche alcune stratificazioni. Un decadimento anche poi accentuato
negli anni ‘50/60 dall’installazione di alcune putrelle di impalcatura e, negli
anni ’70, con interventi sulle pareti affrescate interne occorsi dopo le
infiltrazioni fognarie dei quattro piani soprastanti di residenza. Attualmente
i locali di Palazzo Roverizio sono impegnati da diverse realtà sociali tra cui
il centro anziani Lina Lanteri, il centro ludico per bambini Mary Poppins e la
parrocchia matuziana della Chiesa Ortodossa romena.